Attualità e Gossip

“Una Camera per Due”: Vile diffamazione mediatica nei confronti del produttore del film-inchiesta

La “signora” Maria Cattini, sul suo blog www.laquila.it, ha lanciato, in questi giorni, accuse gravi ed infamanti,  prive di qualsiasi fondatezza, verso il nostro editore, Gianfranco Marrocchi, che in questi giorni è impegnato nella realizzazione del film-inchiesta “Una Camera per Due”, che intende indagare sullo scandalo politico-sessuale che vede quale protagonista Gianni Chiodi, il Governatore della Regione Abruzzo.

Accuse particolarmente gravi ed infamanti, quella di Maria Cattini, che hanno seminato e seminano odio e discredito nei confronti del nostro editore, tanto da renderlo oggetto e vittima di minacce ed atti violenti, sia nei suoi confronti, sia nei confronti delle sue cose.

Dopo tante minacce più o meno anonime, infatti, nottetempo alcuni malviventi, esaltati dalle menzogne istigatrici della Cattini, hanno tagliato i pneumatici della sua auto, imbrattato di vernice il parabrezza e lasciato, sullo stesso, un foglio con minacce di morte.

 

 

E tutto ciò ha inizio con un articolo di Maria Cattini, sul blog www.laquila.it, nel quale afferma che il nostro editore

“ha intenzione di girare una pellicola dedicata al caso di Gianni Chiodi e l’ospite della camera 114, Letizia Marinelli.  Una camera a due” è il titolo provvisorio di quello che, alla fine, più che una docu-fiction, dovrebbe essere un vero e proprio “film per adulti”, secondo quanto anticipato a Libero dal regista e produttore Gianni Volpe”.

 

 

Affermazioni del tutto false e prive di fondamento, anche perchè il signor Gianni Volpe non ha mai parlato con alcun giornalista, ne’ rilasciato dichiarazioni sul prodotto cinematografico chiamato a dirigere.

 

 

Poi, come se tali affermazioni menzognere non fossero sufficienti, ha così continuato con la sua opera di discredito:

“Proprio ieri sera, infatti, tra il folto pubblico accorso al cinema Massimo di Pescara, troupe, regista e i principali protagonisti, la star “Letizia” ma anche l’inconsapevole Chiodi, si sono incontrati per la per prima volta in occasione del battesimo di Forza Italia.   Le centinaia di sostenitori festanti devono essere sembrati la cornice perfetta per il primo ciak del film di Marrocchi.   Il regista ha cercato in tutti i modi di guidare la Marinelli verso il tentativo di un caloroso quanto imbarazzante abbraccio a Gianni Chiodi.    Gli ingredienti per una  scena madre c’erano tutti, se non per un vero film, sicuramente per qualche filmato imbarazzante da rivendere a riviste scandalistiche di quarto ordine.   Purtroppo per il regista dell’imboscata mediatica, Chiodi ha elegantemente schivato l’abbraccio della Marinelli con un cortese, quanto freddo, saluto.  Per la troupe non è andata come previsto, anche se la sola materializzazione della Marinelli è riuscita a creare abbastanza clamore mediatico, finendo col ridimensionare il successo della manifestazione proprio sulle colonne dei giornali tradizionalmente vicini ad un certo centro destra”.

 

 

Parole false e diffamatorie, oltre che violente e minacciose, quelle della “signora” Maria Cattini, che sono solo frutto della sua strumentalizzata fantasia di diffamatrice mediatica.

Il nostro editore, infatti, così come riportato anche in un precedente servizio di Tv Più, era andato alla manifestazione abruzzese di Forza Italia solo per poter intervistare il Governatore Chiodi, che, invece, probabilmente per evitare domande indiscrete, alle quali forse non sarebbe stato in grado di rispondere, si è defilato da un’uscita secondaria, avvisato da una sua “strettissima” collaboratrice, fotografata con lui, alcune sere fa, da alcuni Paparazzi, in un amichevole saluto che, quando sarà reso pubblico dal film, potrebbe, per certi versi, lasciare qualcuno sbigottito.

L’incontro tra il nostro editore, Gianfranco Marrocchi, e la signora Marinelli, nel corso della serata si è limitato ad un semplice saluto di circostanza, così come possono testimoniare centinaia e centinaia di persone che, quella sera, si sono intrattenute a parlare con lui e con i tecnici del film, all’ingresso del Teatro Massimo di Pescara, per avere informazioni riguardo al prodotto filmico che si accingevano a realizzare.

 

 

La “signora” Cattini, però, non contenta delle menzogne, nel suo articolo ha continuato la sua opera infangatrice affermando che:

“L’esperto Marrocchi, però, non è tipo da scoraggiarsi tanto facilmente.  Sono giorni che frequenta abitualmente le stanze della Marinelli, tanto da entrare negli uffici del Consiglio regionale di Pescara senza avere più bisogno di presentare un documento.   “Un amico intimo”, pensavano alcuni, ignorando che si trattasse proprio del regista di “Una camera a due”.   E senza sospettare che lo stesso Marrocchi, nel 2009, fu coinvolto nello scandalo sessuale montato ad arte sull’allora Presidente della Camera Gianfranco Fini quando, in una video intervista, Lucia Rizzo ha raccontato (“falsamente”, hanno certificato i giudici) “di aver avuto rapporti sessuali a pagamento con l’onorevole Gianfranco Fini nel novembre 2009”.  Gianfranco Marrocchi fu indagato perché accusato di essere stato l’uomo che avrebbe telefonato al portavoce di Fini, Fabrizio Alfano, chiedendo soldi in cambio del video con l’intervista compromettente di “Rachele”, nome d’arte di Lucia Rizzo. Rimane curiosa, e per certi versi inquietante, la presenza dello stesso Marrocchi che è anche stato notato aggirarsi nell’aula del Comune di Pescara, proprio in occasione dell’ultimo Consiglio regionale, in compagnia di una donna che ad alcuni testimoni increduli dava idea essere un trans.  Al termine della manifestazione di ieri sera, quando ormai la gran parte della gente era andata via, la troupe di Marrocchi ha continuato ad aggirarsi minacciosamente in cerca dello “scoop” che li rendesse famosi. Questa volta “la trappola” per rovinare la festa e compromettere Chiodi non ha funzionato.    Senza perdere tempo questa mattina il regista Marrocchi  è tornato a far visita alla Marinelli, forse proprio per studiare meglio la prossima scena. O meglio, la prossima “imboscata”. L’interrogativo è d’obbligo: chi è il mandante?”.

 

 

Ebbene, quanto ulteriormente scritto dalla “giornalista” Cattini, non solo è falso, ma, lo ripetiamo, anche straordinariamente diffamatorio e minaccioso, scritto con l’evidente intento di far comunque credere, ai suoi lettori, che Gianfranco Marrocchi, nostro editore e foto-giornalista di grande notorietà, amato e stimato non solo per le sue capacità professionali, ma anche per la sua dirittura morale e la sua straordinaria umanità, sia un delinquente di prim’ordine, che vive nel sottobosco della politica e del gossip, e tramite questo riesca a manipolare le persone a suo piacimento, per scopi politici criminosi.

E’ più evidente, per chi conosce il nostro editore, ed ancor più per chi conosce la “signora” Cattini, che quanto da ella ulteriormente affermato nell’articolo è totalmente falso, sicuramente finalizzato a tutelare (con la menzogna e le minacce di sapore estortivo) uomini e posizioni di potere che, evidentemente (e lo si capisce dall’aggressività con la quale espone la sua ricostruzione personale, penalmente rilevante) mirano a fermare, ad ogni costo e con ogni mezzo, la produzione del film-inchiesta.

Siamo noi, ora, a voler sapere, e ne abbiamo pieno diritto, chi è il mandante della signora Cattini.

Ed ai magistrati che si occupano della “rimborsopoli” abruzzese, chiediamo di voler accertare se, dietro al comportamento chiaramente penalmente rilevante della “signora” Cattini, si nasconda un mandante od un interesse personale che, molto probabilmente, rischierebbe di venir leso da un’inchiesta video-giornalistica, quale è quella che sta realizzando il nostro editore.

La cosa che fa ancora più pensare, è che la “signora” Cattini è la responsabile stampa del PD (Partito Democratico) di L’Aquila.

Perchè, infatti, la “signora” Cattini usa i suoi violenti e diffamatori articoli a difesa del Governatore dell’Abruzzo, appartenente al centro-destra, notoriamente avversario del centro-sinistra ?

Noi, forse, abbiamo scoperto tali motivazioni, e di tali motivazioni ne abbiamo messo al corrente anche i magistrati.

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