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Le Baby Squillo confessano tutto: i loro numerosi clienti sapevano che erano minorenni

IL MESSAGGERO

E’ il loro punto di vista. Il racconto freddo e consapevole di due ragazzine che si prostituivano. Ma il linguaggio è quello di due bambine, due amiche del cuore. Davanti al procuratore aggiunto Maria Monteleone e al pm Cristina Macchiusi, le baby squillo dei Parioli hanno detto di avere cominciato a fare la vita per comprare «cose griffate». Poi hanno indicato gli uomini: quelli che gestivano gli incontri, altri pronti a pagare o a scambiare qualche grammo di coca con il sesso. A fianco di Agnese e Angela (entrambi nomi di fantasia, ndr) che riconoscono le foto di clienti e sfruttatori, è sempre presente una psicologa. E adesso l’inchiesta, che vede in tutto dodici indagati, potrebbe avere nuovi sviluppi.

L’INIZIO
E’ il 18 ottobre quando la più piccola, Agnese, racconta ai pm com’è cominciata: «Io penso di conoscere il motivo per cui sono qui oggi: è perché sono stata colta nel fatto, ossia mi prostituisco a scopo economico fin dal luglio 2013. Io ho 14 anni, ma quando sono truccata dimostro di più. Noi, cioè io e la mia amica Angela, ci mettevamo su un sito e una persona mi prendeva gli appuntamenti e mi accompagnava. Abbiamo preso un appartamento per questi incontri. Questa persona è Mirko Ieni (arrestato dieci giorni fa, ndr) e mi faceva da intermediario organizzando tutto». Agnese parla di sua madre, che non lavora se non saltuariamente, e di suo fratello, bipolare, con gravi problemi di salute. La vita da baby squillo è cominciata quasi per caso, racconta Agnese: «Tutto è iniziato con la mia amica Angela in quanto un giorno ci siamo collegate su una bacheca incontri e annunci per trovare dei lavoretti ed essere autonome. Abbiamo visto un annuncio invitante per lavorare e guadagnare facilmente tanti soldi. Io conosco Angela da quando facevo le medie: è la mia amica del cuore. Lei ha iniziato a lavorare, io l’ho fatto più tardi. Io e Angela siamo esigenti, vogliano molte cose: vestiti, macchine, benessere». Ed è Agnese a dire: «E’ capitato che alcuni clienti, dopo averci visto, ed avere domandato se eravamo minorenni, abbiano comunque avuto il rapporto sessuale».

LA PRIMA VOLTA
«La prima volta che è avvenuto un incontro – racconta ancora Agnese – è stato con un signore di 35 anni che ci ha portato a piazza Fiume a casa sua. Inizialmente lavoravo insieme ad Angela perché io avevo paura e con lei ho iniziato a imparare. Noi prendevamo 300 euro tutt’e due insieme per la prestazione con rapporto completo, 200 per rapporto non completo, solo i preliminari. Piano piano ho iniziato a lavorare da sola, chiedendo per un rapporto completo 150 o 100 euro. Senza Mirko lavoravamo tre volte a settimana, con Mirko lavoravamo tutti i giorni. Lo abbiamo conosciuto come cliente e poi è diventato il nostro intermediario». I contatti, racconta Agnese, avvenivano con schede e telefoni forniti da Ieni, che aveva affittato l’appartamento. «A settembre ho avuto il mio primo rapporto lavorativo da sola, in quanto ho dovuto sostituire Angela. Ogni giorno facevo almeno due incontri. L’accordo economico con Mirko era la metà di quanto guadagnavo, lui a volte aumentava il prezzo e si prendeva la percentuale senza decurtarci troppo».

LE COSE FIRMATE
«Io volevo lavorare per comprarmi cose griffate – racconta Agnese – volevo avere i miei soldi per comprare tutto ciò che mi piaceva. Ogni tanto davo i soldi a mamma, quindi aiutavo anche la mia famiglia. Mamma pensava che spacciavo, non mi sentivo di dirle che mi prostituivo. Mamma non mi chiedeva di aiutarla, ma io, con quei soldi che guadagnavo, cercavo di aiutarla in casa. Quando le davo i soldi, la mamma li prendeva anche se pensava non fosse giusto, ma lei pensava che io spacciavo e comunque mi rimproverava e mi diceva che non me li ero guadagnati».
Facevano tutto insieme Angela e Agnese, anche Angela lo racconta ai pm: «Vivo con mia madre qualche volta dormo a casa della mia amica Agnese. Con Agnese facciamo tutto insieme, andiamo a corso Trieste, ai Parioli e in altri luoghi. In viale Parioli c’è la casa del mio amico Mimmi che ha circa 30 anni. L’ho conosciuto perché abitava vicino a viale Somalia. Non sono mai stata con lui perché è brutto.

IL RICATTO
«In quella casa – racconta Angela – ho incontrato un paio di volte degli uomini e so che uno di questi è venuto qui da voi a raccontare tutto. Si tratta di un uomo alto, moro, con tatuaggi, di 28 anni circa. Lui aveva preso appuntamento con Marianna ma poi è venuto a viale Parioli e c’ero io, mi ha detto che sapeva che ero minorenne e che facevo cose che non dovevo fare…..

 

Servizio di Valentina Errante per “Il Messaggero” – www.ilmessaggero.it

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