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Bellezza, makeup e Cinema: Elizabeth Taylor e Cleopatra

Valentina Sacchi

Star indiscussa dell’epoca d’oro di Hollywood, quando le grandi attrici si trasfomavano in icone di stile per tutte le donne del mondo occidentale, Elizabeth Taylor riempiva le pagine dei rotocalchi con le vicende scandalose legate alla sua turbolenta vita sentimentale  (8 matrimoni e molte altre liason con uomini belli e potenti ) e con le foto del suo viso definito “scientificamente perfetto”, dei suoi occhi magnetici e dei suoi gioielli faraonici.

La fama arrivò per lei a soli 9 anni, con l’interpretazione della pellicola “Torna a casa Lessie” (1943) e crebbe nei decenni successivi, attraverso film indimenticabili  come “Il padre della sposa” (1950), “Un posto al sole”(1951), 2 Oscar e 4 Golden Globe. Fu osannata dalla critica e dal pubblico per la sua bellezza e per le sue doti di attrice.

Diva sul set, ma diva anche nella vita quotidiana, Liz aveva i suoi riti e le sue abitudini per quanto riguardava la cura del suo corpo e della sua immagine.

La skin care prevedeva l’uso di creme poco costose, di brand “da supermercato”, ma che Liz amava massaggiarsi per ore sul viso e sul corpo. Tonificava il contorno occhi applicando bustine di tè nero o con impacchi di acqua ghiacciata.

I capelli dovevano avere volume e corpo, detestava quindi l’uso di balsami che li appesantivano.

Nella quotidianità, ma talvolta anche per le serate di Gala o sui set cinematografici, si truccava da sola: non meno di due ore erano dedicate al make up, possibilmente con l’accompagnamento di un sottofondo musicale.

I suoi occhi non erano diventati mitici solo per l’incredibile colore blu/viola dell’iride, ma anche per le ciglia foltissime e nere, che mai la costrinsero all’uso di ciglia finte o di dosi abbondanti di mascara.

Liz-Jackson
Elizabeth Taylor e Michael Jackson (1997) – Featureflash Photo Agency / Shutterstock.com

Per intensificare lo sguardo usava un Eye Liner solido, in pasta, che applicava con un pennellino bagnato, tracciando un linea piuttosto morbida, che poi sfumava con ombretti dei suoi colori preferiti: viola, azzurro, verde, bronzo.

Rifiutò sempre di depilarsi le sopracciglia, lasciandole folte e spesse,  andando contro la moda imperante di quegli anni, che le volevano invece sottilissime e ben disegnate.

Molto naturale anche la pelle del viso: non amava i fondotinta coprenti e preferiva un effetto nude look, che lasciasse intravedere le lentiggini ed esaltasse l’incarnato perfetto.

Collezionava rossetti, i suoi preferiti erano quelli di colore rosso e quelli ciliegia, ma spesso preferiva truccare le labbra delineandone il contorno con una matita e poi dando volume e luce con un lip gloss della stessa tonalità.

Terminato il lavoro, per fissare il trucco, Liz si concedeva un veloce bagno caldo: il vapore donava al make up un aspetto ancor più naturale e luminoso.

La sua abilità nel truccarsi fu evidente in occasione delle riprese del Colossal  “Cleopatra” (1963), pellicola passata alla storia per il costo esorbitante per la  produzione, per la grave polmonite che colpì la Taylor pochi giorni dall’inizio delle riprese nel 1960 constringendo a sospenderle e a spostare il set a da Londra a Roma dove il clima era più salubre, ma soprattutto per la nascita della scandalosa storia d’amore tra Liz (sposata) e Richard Burton (sposato anch’egli).

Richard Burton Liz Taylor
Ga Fullner / Shutterstock.com

Il celebre Make up Artist Alberto De Rossi, già truccatore di Anna Magnani, Audrey Hepburn e Maria Callas), studiò il make up e preparò gli schizzi (face chart) per il volto della grande regina egizia, ma problemi di salute lo costrinsero ad abbandonare il back stage.

Liz non volle un altro truccatore a sostituire De Rossi e decise che avrebbe fatto da sola.

Il trucco di Cleopatra, nel film di Joseph Mankiewicz, il regista, è ricordato come uno dei più iconici della storia del cinema e della storia del make up.

Perchè non provare a riprodurlo, sfidando le capacità di Liz, in occasione di una festa a tema o di una serata estiva speciale?

  • Come base, usiamo un fondotinta dai toni ambrati o miele, stendendolo uniformemete su tutto il viso, palpebre comprese.
  • Correggiamo le piccole discromie della zona perioculare e della palpebra mobile con un correttore di uno/due toni più chiaro del fondo.
  • Usiamo una cipria libera trasparente per fissare la base, poi, sugli zigomi, stendiamo del blush sui toni del pesca.
  • Passiamo una matita col burro o bianca nella rima interna dell’occhio per ingrandirlo e illuminare lo sguardo.
  • Scuriamo e definiamo in maniera netta e precisa le sopracciglia, con una matia apposita ben appuntita, prolungandone la linea naturale fino all’inizio della tempia.
  • Con un pennello morbido e piuttosto ampio, stendiamo su tutta la palpebra mobile, sfumandolo fino alle sopracciglia e verso l’esterno, un ombretto molto pigmentato sui toni del blu o verde petrolio (con finish mat o satinato), quindi aggiungiamo nella parte centrale della palpebra, un ombretto oro.

In questo make up il vero protagonista è l’Eye liner, nero, intenso, opaco, che vuole riprodurre l’effetto grafico dell’ “Occhio di Horus”, ( il dio Egizio raffigurato come un falco), disegnato nell’antichità con il kohol o con una polvere di malachite mischiata a miele e grasso animale, sugli occhi di uomini e donne, per proteggerli sia simbolicamente, sia grazie al potere antibatterico di queste sostanze.

occhio di Horus

Suggerisco l’uso di un eye liner nero in pasta, da usare con un pennello piccolo e piatto, per una maggior precisione e soprattutto per una maggior uniformità e compattezza del colore. Tracciate una linea seguendo sia il bordo palpebrale superiore, sa quello inferiore, partendo dall’angolo interno e proseguendo fino all’angolo esterno, dove le due linee si incontreranno. Proseguite con il vostro disegno fino ad incontrare la linea delle sopracciglia, inspessite a vostro piacimeto e terminate con un motivo a “mezza coda di rondine”. Indispensabile mano ferma e tratto netto e preciso!

Ultimate il make up con un rossetto chiaro, dai toni nude.


Valentina Sacchi
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